domenica 27 maggio 2012

Questo folle sentimento che...

12 Maggio 2012, Teatro Politeama di Prato, va in scena la prima dello spettacolo Questo folle sentimento che... scritto da Iacopo Mammoli e Martina Nesti (con piccolo contributo di Niccolò Clemente per quanto riguarda il monologo d'apertura) e diretto ed interpretato da I Ragazzi del Musical, con l'eccezionale presenza de I Nedo per caso, straordinaria band di musicisti.

Il sipario si apre, è l'ora di riscaldare la scena con un assai coinvolgente Questo folle sentimento, intonata in coro dall'intero gruppo.
Che dire, un'emozione fuori dal comune vedere questi ragazzi "incostumati" alla perfezione, anni '70 "abbestia", una scenografia da fare invidia alle più navigate produzioni teatrali ed una band con le contropalle (e non finirò mai di affermarlo) a fare da spalla e da sfondo.
La storia, estremamente intricata e divertente è degna di un scrittore di pièce teatrali, racchiude in sé tutto lo spirito della commedia musicale italiana, alternando emozioni a risate, lacrime a poesia (guardare per credere la finale Il mio canto libero).

Tutto è come dire, perfetto.

E' veramente un piacere vedere dei ragazzi che animati soltanto della loro passione e voglia di fare mettono su uno spettacolo capace di far impallidire i tanti venerati (e pagati) musical italiani appestati dai vari performer di talent show con risultati (il botteghino potrà ben dimostrarlo) in alcuni casi disastrosi.
Ci hanno fatto aprire gli occhi: una cambiamento nella nostra società del disinteresse e della superficialità è possibile e viene direttamente da quei ragazzi, quei giovani tanto bistrattati e offesi.

Un'ultimo appunto: fra i vari "abitanti" del palcoscenico del 12 Maggio ce n'è uno un po' meno "giovane" degli altri.
Il suo nome è Nedo Nesti, secondo chitarrista della band, ed è a lui che va assolutamente la medaglia d'oro per la migliore performance: reindossando gli abiti che 30 anni fa aveva chiuso nell'armadio ha dimostrato di credere ancora nei propri sogni, nella musica e nell'arte in generale: c'ha dato una lezione di giovinezza che spesso neanche fra i nostri coetanei è possibile cogliere. 
L'emozione nei suoi occhi a fine spettacolo è qualcosa che vale più di mille parole.

Bravi ragazzi, c'avete fatto emozionare.

amministratore
p.s.: infine un grazie a tutti coloro che hanno, nell'ombra, reso possibile lo spettacolo, chi per le luci, chi per il suono (Michele sai di cosa parlo, sei ormai una colonna portante del gruppo), chi per le scenografie e le acconciature...o chi, semplicemente, per dire di sì all'ennesima sera in cui proprio figlio/figlia/marito/madre/fidanzato/fidanzata domanda di uscire per raggiungere il proprio gruppo alle prove.


domenica 26 febbraio 2012

L'amore oltre la morte

Un particolare di "Dracula Opera Rock"
Credo che questa sia la prima volta nella mia vita (non è vero, non è proprio la primissima volta) che mi sono innamorato di una storia d'amore.

Parlo di quella che per me rappresenta la storia d'amore per antonomasia; quella cantata dall'opera rock Dracula della, mai troppo citata, Premiata Forneria Marconi.

Apro una piccola parentesi a tal proposito; ritengo che la PFM sia un rappresentante d'eccellenza nel campo della musica italiana, nazionale ed internazionale, oltre a credere che questa abbia dato forte impulso al Rock all'italiana (oltre al Prog Rock anche se ritengo che vi siano gruppi italiani che siano riusciti a raggiungere apici lirici più alti di quanto abbia saputo fare la PFM in questo ambito); ne consegue che i musicisti componenti il gruppo si siano sempre dimostrati dei compositori, intenditori di musica e artigiani formidabili, estremamente fuori dal comune ed il loro contributo all'opera magna di De Andrè ne è sicuramente una dimostrazione (La buona novella per chi non la conoscesse e sopratutto per chi avesse commesso la mancanza di non averla ascoltata).
Quindi, sebbene in alcuni fasi della loro carriera non siano stati fra i più intransigenti Prog Defender italiani, hanno saputo coniugare nella loro musica istanze più melodiche con reminiscenze più Prog, così da dare origine a melodie molto orecchiabili ed apprezzabili da chiunque; insomma la loro sperimentazione ha raggiunto lidi differenti ma non per questo meno invidiabili.


E qui mi ricollego all'opera di cui mi accingo a parlare, Dracula: Opera Rock.


A mio avviso siamo di fronte ad un capolavoro di musica moderna oltre ad uno degli apici all'interno della carriera della PFM, perché, in aggiunta alla bellezza delle note delle quali fra poco vi svelerò qualche aspetto, lo storico gruppo ci dimostra come la musica sia prima di tutto ricerca interiore, riflessione e mezzo di trattazione di ogni aspetto della vita umana, come appunto l'Amore; e quando la musica riesce a centrare tale obiettivo allora vuol dire che ha eseguito il compito per cui è stata creata.

Penso infatti che con la musica si possano fare moltissime altre cose (ballarci, divertircisi etc.) ma non bisogna mai dimenticare che essa assolve a funzioni ben più elevate che quella di essere semplicemente sparata a 2000 GW in uno stadio o in una discoteca. 

La musica deve farci chiudere gli occhi e riflettere. Tutto qui.



Dracula è trattato dall'omonimo romanzo uscito dalla mente di Bram Stoker, grande della letteratura fantastica ed a mio giudizio indiscusso, fino ad ora, autore di storie in cui il vampiro ne sia il protagonista (Anne Rice credo possa essere considerata una sua degna "rivale" moderna, infatti, per chi non lo sapesse, dal suo libro Intervista col Vampiro è stato tratto l'omonimo, e molto bello, film interpretato da Brad Pitt e Tom Cruise) e la PFM non ha fatto altro che condensarne l'"insegnamento" nelle proprie note.

Si parla di Amore prima di tutto, ma non dell'amore come banalmente ce lo propinano oggi i film (perché come sempre nella storia dell'uomo, si legge poco e quindi è solo da altre fonti che si ottengono le informazioni); qui, nel libro come nella musica, tastiamo il vero sapore dell'amore impossibile.

Il soprannaturale (nella vita e nella finzione) Vittorio Matteucci ha compiuto un lavoro d'impersonificazione nel personaggio come sempre professionale e profondo; la sua voce baritonale esprime tutto il dolore, la rabbia, il disgusto per un destino sbagliato, che mai potrà essere cambiato. 

La morte non può essere vinta neanche da chi la dispensa ogni giorno.

Siamo di fronte ad un utilizzo della voce maschile che fa fremere l'ascoltatore; non avremo mai tale dubbio, chi canta è veramente il conte Dracula.

Il resto del cast, inoltre, è veramente all'altezza del protagonista anche se una nota di merito va inevitabilmente all'interprete di Van Helsing che nella sua ugola condensa le vibrazioni Rock con quelle del Musical all'italiana.

Per concludere, (e non perché meno valevole degli altri aspetti) la musica per la quale spenderò poche parole sono fiero che la PFM sia italiana. Non ho bisogno di aggiungere altro.

Ascoltatelo, questo l'unica cosa che posso consigliarvi, perché in caso contrario perdereste qualcosa di bello per cui continuare a vivere.


per concludere un assaggio di quello di cui vi ho parlato. Penso che questa sia la canzone che più di tutte racchiuda lo spirito dell'opera. Sedetevi e godetevi questi cinque minuti in pace.
amministratore
p.s.: un piccolo appunto per chi si avventurerà alla ricerca di tale prelibatezza.
L'opera è uscita in un primo tempo in cd singolo suonato e cantato dalla PFM e solo in seguito è stato riadattato in chiave "teatrale" con la sostituzione degli interpreti vocali e l'aggiunta di nuove tracce (anche se le fondamentali sono nel cd "originale")
Chi desiderasse acquistare una o entrambe le opere di certo non gli si prospetteranno luminosi orizzonti; infatti, se per il cd singolo la via è un po' meno accidentata e quindi potrà reperirlo abbastanza facilmente su internet, per il cd doppio (quello con la performance del cast per intenderci) sarà tutto ben più difficile.
L'unico sito da cui si possa acquistare è questo (anche se nella versione Paper Sleeve giapponese) http://synphonic.8m.com/ordering.htm, di matrice americana, che per gli appassionati del genere possiede anche una impressionante selezione di progressive rock mondiale.



martedì 21 febbraio 2012

Interposizione 2

Un piccolo appunto sulla colonna alla mia destra; si tratta di una serie di link che io vi propongo e che credo rappresentino uno modo per ampliare i vostri orizzonti culturali e farsi un'idea di cosa ci giri attorno.
Naturalmente sono accettati vostri consigli sull'aggiunta di nuove proposte, qualsiasi suggestione è ben accetta (a parte i siti porno; sì, sempre di cultura si tratta, ma in questo ambito impongo la censura)

amministratore

domenica 19 febbraio 2012

E' il bene o è il male?


Copertina del libro "Il negromante del Rock"
Decisamente attuale come domanda, anche nel campo della musica dove ci ritroviamo, inevitabilmente, a dover giudicare le azioni più meno spregiudicate di questo o quell'altro artista.
Ve ne presento uno oggi che a mio giudizio fa parte di quella schiera di artisti nostrani fra i più sottovalutati nella scena artistico-musicale internazionale, ma sopratutto nazionale.
Il suo nome è Stefano Silvestri in arte Steve Sylvester.

E' decisamente impossibile fare un sunto della sua carriera con un semplice post da blog (sopratutto considerato che la sua prima attività musicale risale al lontano 1966) quindi quello che mi limiterò a eseguire sarà una recensione della sua ultima fatica, un libro che racconta la prima parte della sua vita e di come il suo più grande "mostro" abbia visto la "luce": i Death SS.


Se volete una breve introduzione alla band ed al cantante, della cui biografia tratterò nelle prossime righe, potete collegarvi a Wikipedia, lì c'è tutto ciò che possa soddisfare la vostra curiosità.


In questo breve e piacevole volumetto ci troviamo di fronte ad una vera e propria dichiarazione di stile dell'artista di Pesaro.
Il libro rappresenta il modo per ripercorrere i propri passi all'indietro nel tempo, rivivere la propria fanciullezza, i primi contatti con l'occulto, la passione che esplose durante la pubertà, la crescita personale ed il raggiungimento di un'altra consapevolezza di sé e del mondo che gli gira attorno.

I fumetti Horror-Erotici degli anni sessanta, i cinema di periferia che proiettavano pellicole di B-movie in sale fatiscenti, la 'nuova' musica che iniziava a sconvolgere anche l'Italia; quello che ci viene raccontato è lo spaccato di una società che si trasforma, che attraversa la propria pubertà storica, che si rende conto di come alcuni precetti e bigottismi le vadano stretti.
Una società che inizia a rendersi conto di avere un sesso e di volerlo usare.
E Steve è fra coloro che questa consapevolezza la colgono nei suoi primi vagiti.

Il cantante vuol conoscere di più, e per farlo intraprende una strada per la quale oggi come allora chi la percorre viene giudicato come "sbagliato", come malato, iniziando cioè il suo percorso iniziatico sulla via dell'occulto.

Si informa, legge, consulta maghi o presunti tali, cerca di crearsi un'idea sull'argomento.
Non ha molti amici, perché non trova persone che possano condividere questa sua passione malata, almeno fino a che non incontra la persona con cui fonderà il primo nucleo dei Death SS: Paolo Catena in arte Paul Chain primo chitarrista della band.
Capisce subito di essere legato a questo adolescente da un legame "soprannaturale".
E' con lui che la sua passione per l'occulto si fa sempre più estrema, iniziano le prime sedute spiritiche, l'organizzazioni di orge rituali, le visite ai cimiteri.

Si scava nel cuore dell'uomo passando per la strada più sudicia, più maledetta.

La creazione della band è il passo successivo; vuole trovare un modo per mostrare al mondo il suo universo interiore, la ricerca in se stessi attraverso delle vie non convenzionali.

Travestimento in occasione delle prime performance live
Lo stesso spettacolo che ha in mente di mettere in scena durante i suoi concerti; ha come scopo quello di shockare il pubblico, creando un ambiente suggestivo in cui sia l'oscurità a regnare, in cui lo spettatore sia messo in contatto con le proprie paure ancestrali.
Lapidi funerarie, ossa di morto, croci, lancio di carni imputridite pieni di vermi, tutto cio' è funzionale a ricreare una dimensione interiore oscura, in cui la luce arriva filtrata dalle ragnatele della propria anima.
I travestimenti che lui stesso disegna e confeziona puntano allo stesso risultato: il vampiro, la mummia, lo zombie, il lupo mannaro, la morte sono le entità soprannaturali che da sempre hanno fatto sognare l'uomo.
Steve le ripropone sul palco in un modo che rende giustizia ai film horror dell'epoca ed ai fumetti che egli amava leggere, il tutto confezionato con zero risorse, senza ricorso a sostanze chimiche da professionisti ma cercando gli elementi necessari ai suoi scopi nella vita comune, manipolandoli infine per ottenere il risultato sperato; il tutto degno di un film del grandissimo Lucio Fulci.


Siamo di fronte ad uno dei precursori della musica come shock visivo (proposta in quegli anni da Alice Cooper e Kiss e ripresa in mano in tempi più recenti da  Madonna e quindi da Lady Gaga, senza dimenticare naturalmente il grandissimo Renato Zero), come provocazione sociale, in cui il teatro, la rappresentazione scenica costituiscano un importante aspetto dello spettacolo.


Da qui potrebbe sorgere una, a mio giudizio sterile, discussione su chi ha creato cosa per prima; in realtà il punto importante non è chi per primo abbia dato luogo a questo "musica teatrale" (per distanziarla dal teatro musicale) ma che Steve ci sia arrivato contemporaneamente ad altri artisti d'oltreoceano sicuramente più avvantaggiati dal punto di vista di risorse "socio-culturali".

E cosi ci dimentichiamo di come l'Italia, col suo provincialismo,sia stata culla di grandi movimenti artistici ben rima, a volte, dell'America o dell'Inghilterra vere e proprie culle all'epoca d'innovazione e cambiamento.
Siamo talmente incapaci di vederci la punta del naso che quindi decidiamo sia meglio usare un binocolo e cercare altrove fuori dai confini nazionali, quando invece basterebbero degli occhiali un po' ben fatti.


In conclusione puo' non piacerne la musica, ma credo che ugualmente ci  si dovrebbe impegnare per conoscerne l'operato; a mio giudizio infatti Steve Sylvester ed i suoi plurimi progetti musicali (ma non solo)  rappresenta cio' che l'Italia non è mai voluta essere; un Paese libero dalle sue catene morali.
Un'Italia capace di dire no se non d'accordo, d'interessarsi, di lavorare anche in solitudine, lontana dal branco.
Un'Italia del genio (inteso come lavoro di testa) incompreso pronta solo a giudicare e mai a capire.
L'Italia degli arroganti, degli urlatori, dei 'vaffanculisti' dei lanciatori di offese, questo è ciò che Steve, seppur indirettamente, ha combattuto; con la sua gentilezza e pacatezza al di fuori del palco, con la sua capacità di accettare le proprie perversioni e di farle fruttare.

Quel che vi ho raccontato è solamente una piccola parte di quello che è stata ed è ancora la vita di Steve Sylvester, insomma, una breve riflessione su qualche aspetto della sua carriera sul quale ho riflettuto e che mi sta molto a cuore.


Il libro, insomma, ve lo consiglio caldamente (ed anche qualche cd dei Death SS se avete voglia di approdare su nuovi lidi artistici), sia agli amanti che ai non amanti del genere; è comunque un pezzo di storia della musica italiana che andrebbe, anche se solo in parte, conosciuto.
Oltre ad essere molto rapido da leggere è abbellito da moltissime miniature e foto mai edite. 
Alla fine anche l'occhio vuole la sua parte.




Chi fosse interessato può acquistare il libro sul sito ufficiale dei Death SS; in questo modo avrà diritto alla sua copia firmata con dedica personalizzata direttamente da Steve Sylvester.


amministratore

martedì 14 febbraio 2012

dove si va...

E' tanto tempo che non riprendo in mano il blog.
Per gran parte c'era la carenza di morale lo ammetto.


Non c'è più voglia di confrontarsi, è un vero peccato.


Ma tant'è, io non mi arrendo; prendo spunto per cambiare un po' l'aspetto di questo blog..
Non aggiungo niente, sarà il tempo a svelare il tutto (almeno spero).


Vi lascio con una riflessione, sui giorni che corrono.


Rapidissima.


Pensavo a quando a scuola ci insegnavano la storia.
Quante volte ci siamo chiesti quale fosse il significato di tutte quelle date stipate nella nostra mente.


Mi capitava di leggere un articolo l'altro giorno a proposito dell'attuale situazione in Grecia.
La gente che ha ricominciato a fare la fila alla mensa "per i poveri", famiglie ridotte sul lastrico, un sistema di vita sopra le righe che è definitivamente crollato abbattuto dalla propria stessa pesantezza.
Improvvisamente tutto quelle date, quegli eventi, quei nomi alcune volte impronunciabili, sono tornati nella mia mente.
Ne ho capito il significato.
Ogni giorno di più dimentichiamo la nostra storia.
E' questo ciò che uccide l'uomo.
amministratore

martedì 29 novembre 2011

una storia da raccontare

Una storia non raccontata è una storia persa.
Non ricordo quando e dove lessi una simile frase, ma è senz’altro certo che una storia intrappolata nella tua fantasia o nella tua memoria sia inevitabilmente destinata a perdersi, per cui vorrei raccontarvi della storia di un ragazzo che si era innamorato del vento.
Sì, avete capito bene: amava, odiava e adorava perdersi nel vento, annullarsi per lui, come un amante inebriato dal suo stesso amore.
Perché, vi chiederete.
Perché il vento gli aveva portato via quanto di più caro avesse al mondo. O almeno così gli sembrava ad appena quindici anni.
***
Questa è una storia nata dalla spuma del mare di una piccola isola, spersa nel tacito mediterraneo, culla di bellezza e ricchezza, seppur a volte si riveli crudele, estremamente crudele, come una donna bella ma fatale.
Il ragazzo appena adolescente, passeggiando per le vie assolate del paese, vide un giorno arrivare insieme a tanti altri disperati, una giovane ragazza. Aveva la pelle color dell’ebano, i suoi lineamenti erano delicati ma terribilmente segnati: Dalla stanchezza, dalla guerra, dall’oblio che probabilmente aveva vissuto, ma al giovane pescatore sembrava la donna più bella che avesse mai visto. Non aveva mai guardato la televisione, salvo rare occasioni, per cui non aveva mai fantasticato su qualche valletta,modella o ballerina etc. Leggeva tanti libri però. Ed, inevitabilmente, finiva per innamorarsi dei personaggi.
E quella ragazza gli ricordava proprio uno di quei personaggi dei libri di avventura che aveva letto e amato.
***
Un anziano insegnante, stanco della vita, aveva deciso di finire i suoi giorni (così diceva) in quella bella e maledetta isola, dove la realtà più cruda del mondo non pensava potesse raggiungerlo.
La bontà e la crudeltà ,però, vanno di pari passo con la presenza dell’essere umano; Difficile sfuggirne. E questo lo sapeva bene, ma amava illudersi, del resto aveva passato la sua esistenza ad essere pragmatico ed ormai era solo.
Tutte le mattine amava passeggiare sulla spiaggia, per poi fermarsi al piccolo porto ad osservare i pescatori tornare con casse piene di pesce fresco. Un giorno, però, notò che uno dei più giovani teneva fra le mani segnate dalle reti un libro, “I dolori del Giovane Werther”. Incuriosito, si avvicinò, raschiò la sua voce e col modo da vecchio insegnante burbero crucciò lo sguardo e si rivolse al ragazzo : “ Bene, vedo che qualcuno su quest’isola ama la letteratura”.
Il ragazzo, lo osservò per qualche istante. Poi rispose: “ Non l’ho ancora iniziato a dir la verità, l’ho trovato sul comodino dell’hotel, qualche turista deve essersene dimenticato e il proprietario, amico di mio padre, l’ha lasciato a me”.
“ Uhm, capisco” continuò col tono di voce sorda, “ e quando avresti intenzione di leggerlo?”.
“ Il prima possibile. Adesso, devo andare”. E si allontanò con le pesanti casse, sorridendo.
Da quelle prime e imbarazzate parole, i due capirono che c’era qualcosa che li legava.
Il giorno successivo il giovane si limitò ad aspettare l’anziano al porto, ansioso di raccontargli quanto quel libro gli fosse piaciuto, con la spontaneità che può caratterizzare un ragazzino gioviale ed entusiasta. Non aveva paura dell’insegnante, del resto era giovane, sì, ma aveva iniziato a lavorare molto tempo prima e sapeva quanto le persone più severe siano anche le più sincere ed infondo le più buone, questo lo aveva imparato da suo nonno.
L’insegnante, da parte sua, adorava il suo entusiasmo, e se a volte finiva per lanciargli degli sguardi di disapprovazione, non sapeva resistere a lungo con quel tono cattedratico che lo aveva accompagnato per anni nelle aule imponenti di palazzotti, popolate da figli, per lo più annoiati, di alti borghesi. Ne era fin troppo stufo. E il tutto finiva in una risata. Ma c’era un grande rispetto tra i due, quasi tra gentiluomini d’altri tempi.
Così il giovane, ogni mattina dopo la pesca, andava a casa dell’insegnante, che orgoglioso di avere uno studente appassionato, lo sommergeva di libri e di appunti delle sue lezioni di letteratura.
Entrambi erano sereni, specialmente quanto nei mesi invernali il ragazzo non andava in barca, ma svolgeva un raro lavoro di manutenzione al porto. Un factotum insomma, che si dava da fare e che era amato da tutti in quel piccolo paese sperduto.
Fino a che non arrivò colei che venne denominata nei suoi sogni “perla nera”.
***
L’anziano insegnante aveva passato un intero anno insieme al ragazzo e pareva ringiovanito . La passione e il sorriso rinnovano l’ anima. E lo sapeva bene il giovane che sentiva pulsare nelle vene la forza della vita, sempre di più. In ogni suo gesto, in ogni sguardo, si sentiva fiero e capace di qualsiasi cosa, instancabile e intenso come un eroe romantico. Ma gli mancava qualcosa, e non capiva cosa.
Nel giorno del suo quindicesimo compleanno, bussò come di consueto alla porta dell’anziano, ma non trovò nessuno. Solo un foglio spuntava dalla cassetta della posta: “Per il mio allievo più capace”.
Aprì il foglio e non vi trovò scritto nulla.
Fissò ancora per un po’ quel bianco vuoto, che sapeva di assenza, di mancanza.
Poi, lo infilò in tasca e iniziò a passeggiare per il paese, convinto che quel messaggio volesse dire qualcosa, qualcosa di molto profondo, ma che gli sfuggiva.
E in quel momento, vide lei.
Non era sola, certo, ma il suo sguardo aveva scelto lei, solo lei, come se il resto del mondo, i suoi compaesani accorsi per aiutare e per controllare, persino il mare e il sole non esistessero se non per lei e attorno a lei. Il vento, gelido e imprevedibile dell’autunno, però lo svegliò da quel sogno.
La piccola imbarcazione, già precaria si rovesciò vicino al porto, dove l’acqua era ancora profonda, così senza esitazione, corse veloce come non aveva mai fatto in tutta la sua vita, neppure quando rincorreva i gabbiani sulla spiaggia nell’assurdo tentativo di sfidare il loro volo.
Tolta rapidamente la giacca, si tuffò e nel limpido blu la trovò mentre senza forze, con gli occhi ben aperti, si lasciava portare via dal mare.
La prese tra le sue braccia e la portò in superficie, sino alla spiaggia, mentre altri pescatori stavano salvando altri compagni di sventura.
La sdraiò, e nel suo sguardo vuoto, vide l’abisso più nero.
Rimase turbato a tal punto da scoppiare in un pianto disperato e straziante. Il medico accorse, la rianimò e la portò al suo ambulatorio.
Per tre lunghe notti, e ancora più lunghi giorni, non si mosse dalla scomoda sedia posta vicino al letto d’alluminio nella bianca stanza, dove lei giaceva.
Il medico era preoccupato. Disse che era probabilmente stanca di vivere a tal punto da non aver neppure la forza e la voglia di lottare, nonostante la giovane età. Doveva avere sui quattordici o sui quindici anni, ma dentro era ben più vecchia. E lui, che aveva fatto il missionario, lo sapeva bene.
L’anziano insegnante chiamato, poco dopo dalla madre del giovane, preoccupata perché il figlio non voleva né rientrare per dormire, né mangiare, non ebbe il coraggio di dirgli nulla. Si sedette al suo fianco. E rimase in silenzio. Fino a che, alzandosi per tornare a casa all’ora del tramonto, il ragazzo con stanca rabbia gli afferrò il braccio e con un filo di voce lo maledì per non avergli mostrato con tutte le sue belle parole quanto fosse crudele la vita.
Aveva provato il dolore di un dito spezzato dalle reti troppo pesanti, gli urti nelle partite con gli amici, lo schiaffo del padre arrabbiato, ma niente di tutto questo faceva così male.
L’insegnante non rispose, svincolò il braccio e uscì dalla stanza. Il ragazzo allora lo inseguì e gli urlò in faccia tutto il suo malessere. Poi, si lasciò abbracciare, ancora singhiozzante. Piangeva, ma era come se non avesse più lacrime, e poco dopo si addormentò.
Svegliato dal chiarore del sole che filtrava dalle finestre, vide che l’insegnante e la madre stavano sonnecchiando in due poltrone lì vicine. Il padre, doveva essere ancora in mare.
Cercò la ragazza nel letto al suo fianco, ma non c’era più.
Lo sgomento gli annebbiò la mente. La madre si svegliò e cercò di rasserenarlo, dicendo che andava tutto bene. Si arrabbiò anche con lei, come non aveva mai fatto prima di allora e le disse di uscire. Nel frattempo, l’insegnante si era alzato e dal fondo della stanza lo osservava immobile. Poi si avvicinò.
“ Non ti ho insegnato che cosa sia il dolore, perché non lo si può fare. Credimi, se avessi potuto lo avrei senz’altro fatto. Non sopporto vederti così, mi ricordi mia moglie quando perdemmo il nostro unico figlio. Era un’anima sensibile e non ce l’ha fatta. Si è lasciata morire. Io invece, superbo e distante, ho guardato in silenzio; non piangevo perché non avevo lacrime, il mio cuore era arido, freddo, ed in quel momento fu come se fosse andato in mille pezzi, perché con quella fitta che quasi mi ha portato via, ho compreso che la mia vita era finita ancor prima della loro. Non avevo vissuto per molti anni ”.
Il ragazzo lo guardò intensamente con gli occhi sbarrati, poi si scusò. Non poteva sapere quanto anche lui avesse sofferto. Era stato crudele.
“ Hai la rabbia tipica dei giovani. Va bene. Non sono in collera con te, hai vissuto una scena straziante, sei sconvolto. Nessuno dovrebbe vedere quanto male si sia in grado di fare … E io credevo di esserne fuggito ”.
In quel momento, entrò il medico.
Guardò il ragazzo e sorrise. Non se ne erano accorti perché stavano tutti dormendo, ma la ragazza si era svegliata, e l’aveva portata in cucina a mangiare. Non doveva aver mangiato da giorni. Disse che l’avrebbe riportata lì a momenti. Poi uscì.
Una silenziosa gratitudine cosparse la stanza.
Il ragazzo si alzò di scatto e cercò di rendersi presentabile, con la spavalderia di chi vuole fare bella figura.
Lei, arrivò poco dopo. Tutti le si avvicinarono, ma era impaurita e diffidente; preferì essere sorretta dalla madre dal ragazzo. Sedutasi sul letto, indicò il ragazzo e gli fece il gesto di avvicinarsi. Probabilmente il medico doveva averle spiegato quanto si fosse impegnato per salvarla e quanto le fosse stato vicino, oppure lo sapeva semplicemente in cuor suo, perché avvicinatosi, gli accarezzò il volto e con lo sguardo lo ringraziò, come solo con gli occhi si può fare.
***
Passarono intere giornate in riva al mare, senza scambiarsi neppure una parola.
Del resto, non servivano le parole. Bastavano i gesti e gli sguardi: Adorava sognare di perdersi tra i suoi corvini capelli che, scossi dal vento incessante, si confondevano sul suo volto, costringendola a raccoglierli e a mostrare un timido bianco sorriso; una falce di luna immersa nella notte della sua pelle color ebano. I suoi lineamenti erano stati incisi da mani crudeli, ma niente poteva confondere la sua imperante bellezza.
E il ragazzo, raccontando con molte pause e occhi sognanti le sue giornate, all’improvviso chiese all’insegnante come fosse possibile che si comprendessero così a fondo senza neppure scambiarsi una parola. Aveva passato ore ed ore a leggere e a fantasticare a chissà quale ragazza avrebbe scritto lettere
struggenti come quelle di eroi romantici, e adesso, tutto quello che aveva imparato pareva che non gli servisse.
L’anziano iniziò a ridere.
E il giovane lo guardò indispettito. “Tu non mi prendi sul serio”.
“Assolutamente, rido perché la tua ingenuità è fuori dal comune. In anni di insegnamento, ho visto ragazzi più piccoli di te molto più smaliziati di tanti adulti, e questo mi fa sorridere. Hai la fortuna di essere fuori dal mondo e di prenderne nella semplicità solo il meglio”. Fece una pausa, poi proseguì: “ Vedi, le parole non sono sempre essenziali, conta molto di più cosa ti dice il vento che soffiando attraversa il tuo cuore … e tu, pescatore, lo conosci bene”.
“Il vento?” chiese con sguardo interrogativo.
“Sì, il vento che ha condotto sino a qui la tua amata, il vento che quasi te l’ha strappata via dalle braccia … il vento che porta lontano i baci e i sogni di amanti distanti, e che benevolo ti concede i suoi sorrisi di gratitudine”. “Rispetta il vento, che può donare quanto togliere, sconquassare o soffiare leggero come una brezza accompagnando la tua attesa”.
“Farò di più”, disse il ragazzo, “ lo amerò per quanto mi ha dato e gli chiederò perdono per averlo odiato. Lo seguirò nel volo dei gabbiani e da lui imparerò lingue lontane”. Detto questo, estrasse dalla tasca della giacca il bianco foglio e iniziò a scrivere una poesia.
MaRea (M.R.)
dama di corte

domenica 16 ottobre 2011

Interposizione 1 (sì la mia speranza è che ce ne possano essere molte, ma molte altre)

Un semplice annuncio: è appena stato creato il sito ufficiale dell'Associazione Culutrale Re Dancan.
Chi volesse mettersi in contatto col Re, adesso, potrà farlo anche da lì (vedere fra "Contatti")

amministratore
Nuove porte dorate si stanno spalancando...

L'amministratore Nic