domenica 26 febbraio 2012

L'amore oltre la morte

Un particolare di "Dracula Opera Rock"
Credo che questa sia la prima volta nella mia vita (non è vero, non è proprio la primissima volta) che mi sono innamorato di una storia d'amore.

Parlo di quella che per me rappresenta la storia d'amore per antonomasia; quella cantata dall'opera rock Dracula della, mai troppo citata, Premiata Forneria Marconi.

Apro una piccola parentesi a tal proposito; ritengo che la PFM sia un rappresentante d'eccellenza nel campo della musica italiana, nazionale ed internazionale, oltre a credere che questa abbia dato forte impulso al Rock all'italiana (oltre al Prog Rock anche se ritengo che vi siano gruppi italiani che siano riusciti a raggiungere apici lirici più alti di quanto abbia saputo fare la PFM in questo ambito); ne consegue che i musicisti componenti il gruppo si siano sempre dimostrati dei compositori, intenditori di musica e artigiani formidabili, estremamente fuori dal comune ed il loro contributo all'opera magna di De Andrè ne è sicuramente una dimostrazione (La buona novella per chi non la conoscesse e sopratutto per chi avesse commesso la mancanza di non averla ascoltata).
Quindi, sebbene in alcuni fasi della loro carriera non siano stati fra i più intransigenti Prog Defender italiani, hanno saputo coniugare nella loro musica istanze più melodiche con reminiscenze più Prog, così da dare origine a melodie molto orecchiabili ed apprezzabili da chiunque; insomma la loro sperimentazione ha raggiunto lidi differenti ma non per questo meno invidiabili.


E qui mi ricollego all'opera di cui mi accingo a parlare, Dracula: Opera Rock.


A mio avviso siamo di fronte ad un capolavoro di musica moderna oltre ad uno degli apici all'interno della carriera della PFM, perché, in aggiunta alla bellezza delle note delle quali fra poco vi svelerò qualche aspetto, lo storico gruppo ci dimostra come la musica sia prima di tutto ricerca interiore, riflessione e mezzo di trattazione di ogni aspetto della vita umana, come appunto l'Amore; e quando la musica riesce a centrare tale obiettivo allora vuol dire che ha eseguito il compito per cui è stata creata.

Penso infatti che con la musica si possano fare moltissime altre cose (ballarci, divertircisi etc.) ma non bisogna mai dimenticare che essa assolve a funzioni ben più elevate che quella di essere semplicemente sparata a 2000 GW in uno stadio o in una discoteca. 

La musica deve farci chiudere gli occhi e riflettere. Tutto qui.



Dracula è trattato dall'omonimo romanzo uscito dalla mente di Bram Stoker, grande della letteratura fantastica ed a mio giudizio indiscusso, fino ad ora, autore di storie in cui il vampiro ne sia il protagonista (Anne Rice credo possa essere considerata una sua degna "rivale" moderna, infatti, per chi non lo sapesse, dal suo libro Intervista col Vampiro è stato tratto l'omonimo, e molto bello, film interpretato da Brad Pitt e Tom Cruise) e la PFM non ha fatto altro che condensarne l'"insegnamento" nelle proprie note.

Si parla di Amore prima di tutto, ma non dell'amore come banalmente ce lo propinano oggi i film (perché come sempre nella storia dell'uomo, si legge poco e quindi è solo da altre fonti che si ottengono le informazioni); qui, nel libro come nella musica, tastiamo il vero sapore dell'amore impossibile.

Il soprannaturale (nella vita e nella finzione) Vittorio Matteucci ha compiuto un lavoro d'impersonificazione nel personaggio come sempre professionale e profondo; la sua voce baritonale esprime tutto il dolore, la rabbia, il disgusto per un destino sbagliato, che mai potrà essere cambiato. 

La morte non può essere vinta neanche da chi la dispensa ogni giorno.

Siamo di fronte ad un utilizzo della voce maschile che fa fremere l'ascoltatore; non avremo mai tale dubbio, chi canta è veramente il conte Dracula.

Il resto del cast, inoltre, è veramente all'altezza del protagonista anche se una nota di merito va inevitabilmente all'interprete di Van Helsing che nella sua ugola condensa le vibrazioni Rock con quelle del Musical all'italiana.

Per concludere, (e non perché meno valevole degli altri aspetti) la musica per la quale spenderò poche parole sono fiero che la PFM sia italiana. Non ho bisogno di aggiungere altro.

Ascoltatelo, questo l'unica cosa che posso consigliarvi, perché in caso contrario perdereste qualcosa di bello per cui continuare a vivere.


per concludere un assaggio di quello di cui vi ho parlato. Penso che questa sia la canzone che più di tutte racchiuda lo spirito dell'opera. Sedetevi e godetevi questi cinque minuti in pace.
amministratore
p.s.: un piccolo appunto per chi si avventurerà alla ricerca di tale prelibatezza.
L'opera è uscita in un primo tempo in cd singolo suonato e cantato dalla PFM e solo in seguito è stato riadattato in chiave "teatrale" con la sostituzione degli interpreti vocali e l'aggiunta di nuove tracce (anche se le fondamentali sono nel cd "originale")
Chi desiderasse acquistare una o entrambe le opere di certo non gli si prospetteranno luminosi orizzonti; infatti, se per il cd singolo la via è un po' meno accidentata e quindi potrà reperirlo abbastanza facilmente su internet, per il cd doppio (quello con la performance del cast per intenderci) sarà tutto ben più difficile.
L'unico sito da cui si possa acquistare è questo (anche se nella versione Paper Sleeve giapponese) http://synphonic.8m.com/ordering.htm, di matrice americana, che per gli appassionati del genere possiede anche una impressionante selezione di progressive rock mondiale.



martedì 21 febbraio 2012

Interposizione 2

Un piccolo appunto sulla colonna alla mia destra; si tratta di una serie di link che io vi propongo e che credo rappresentino uno modo per ampliare i vostri orizzonti culturali e farsi un'idea di cosa ci giri attorno.
Naturalmente sono accettati vostri consigli sull'aggiunta di nuove proposte, qualsiasi suggestione è ben accetta (a parte i siti porno; sì, sempre di cultura si tratta, ma in questo ambito impongo la censura)

amministratore

domenica 19 febbraio 2012

E' il bene o è il male?


Copertina del libro "Il negromante del Rock"
Decisamente attuale come domanda, anche nel campo della musica dove ci ritroviamo, inevitabilmente, a dover giudicare le azioni più meno spregiudicate di questo o quell'altro artista.
Ve ne presento uno oggi che a mio giudizio fa parte di quella schiera di artisti nostrani fra i più sottovalutati nella scena artistico-musicale internazionale, ma sopratutto nazionale.
Il suo nome è Stefano Silvestri in arte Steve Sylvester.

E' decisamente impossibile fare un sunto della sua carriera con un semplice post da blog (sopratutto considerato che la sua prima attività musicale risale al lontano 1966) quindi quello che mi limiterò a eseguire sarà una recensione della sua ultima fatica, un libro che racconta la prima parte della sua vita e di come il suo più grande "mostro" abbia visto la "luce": i Death SS.


Se volete una breve introduzione alla band ed al cantante, della cui biografia tratterò nelle prossime righe, potete collegarvi a Wikipedia, lì c'è tutto ciò che possa soddisfare la vostra curiosità.


In questo breve e piacevole volumetto ci troviamo di fronte ad una vera e propria dichiarazione di stile dell'artista di Pesaro.
Il libro rappresenta il modo per ripercorrere i propri passi all'indietro nel tempo, rivivere la propria fanciullezza, i primi contatti con l'occulto, la passione che esplose durante la pubertà, la crescita personale ed il raggiungimento di un'altra consapevolezza di sé e del mondo che gli gira attorno.

I fumetti Horror-Erotici degli anni sessanta, i cinema di periferia che proiettavano pellicole di B-movie in sale fatiscenti, la 'nuova' musica che iniziava a sconvolgere anche l'Italia; quello che ci viene raccontato è lo spaccato di una società che si trasforma, che attraversa la propria pubertà storica, che si rende conto di come alcuni precetti e bigottismi le vadano stretti.
Una società che inizia a rendersi conto di avere un sesso e di volerlo usare.
E Steve è fra coloro che questa consapevolezza la colgono nei suoi primi vagiti.

Il cantante vuol conoscere di più, e per farlo intraprende una strada per la quale oggi come allora chi la percorre viene giudicato come "sbagliato", come malato, iniziando cioè il suo percorso iniziatico sulla via dell'occulto.

Si informa, legge, consulta maghi o presunti tali, cerca di crearsi un'idea sull'argomento.
Non ha molti amici, perché non trova persone che possano condividere questa sua passione malata, almeno fino a che non incontra la persona con cui fonderà il primo nucleo dei Death SS: Paolo Catena in arte Paul Chain primo chitarrista della band.
Capisce subito di essere legato a questo adolescente da un legame "soprannaturale".
E' con lui che la sua passione per l'occulto si fa sempre più estrema, iniziano le prime sedute spiritiche, l'organizzazioni di orge rituali, le visite ai cimiteri.

Si scava nel cuore dell'uomo passando per la strada più sudicia, più maledetta.

La creazione della band è il passo successivo; vuole trovare un modo per mostrare al mondo il suo universo interiore, la ricerca in se stessi attraverso delle vie non convenzionali.

Travestimento in occasione delle prime performance live
Lo stesso spettacolo che ha in mente di mettere in scena durante i suoi concerti; ha come scopo quello di shockare il pubblico, creando un ambiente suggestivo in cui sia l'oscurità a regnare, in cui lo spettatore sia messo in contatto con le proprie paure ancestrali.
Lapidi funerarie, ossa di morto, croci, lancio di carni imputridite pieni di vermi, tutto cio' è funzionale a ricreare una dimensione interiore oscura, in cui la luce arriva filtrata dalle ragnatele della propria anima.
I travestimenti che lui stesso disegna e confeziona puntano allo stesso risultato: il vampiro, la mummia, lo zombie, il lupo mannaro, la morte sono le entità soprannaturali che da sempre hanno fatto sognare l'uomo.
Steve le ripropone sul palco in un modo che rende giustizia ai film horror dell'epoca ed ai fumetti che egli amava leggere, il tutto confezionato con zero risorse, senza ricorso a sostanze chimiche da professionisti ma cercando gli elementi necessari ai suoi scopi nella vita comune, manipolandoli infine per ottenere il risultato sperato; il tutto degno di un film del grandissimo Lucio Fulci.


Siamo di fronte ad uno dei precursori della musica come shock visivo (proposta in quegli anni da Alice Cooper e Kiss e ripresa in mano in tempi più recenti da  Madonna e quindi da Lady Gaga, senza dimenticare naturalmente il grandissimo Renato Zero), come provocazione sociale, in cui il teatro, la rappresentazione scenica costituiscano un importante aspetto dello spettacolo.


Da qui potrebbe sorgere una, a mio giudizio sterile, discussione su chi ha creato cosa per prima; in realtà il punto importante non è chi per primo abbia dato luogo a questo "musica teatrale" (per distanziarla dal teatro musicale) ma che Steve ci sia arrivato contemporaneamente ad altri artisti d'oltreoceano sicuramente più avvantaggiati dal punto di vista di risorse "socio-culturali".

E cosi ci dimentichiamo di come l'Italia, col suo provincialismo,sia stata culla di grandi movimenti artistici ben rima, a volte, dell'America o dell'Inghilterra vere e proprie culle all'epoca d'innovazione e cambiamento.
Siamo talmente incapaci di vederci la punta del naso che quindi decidiamo sia meglio usare un binocolo e cercare altrove fuori dai confini nazionali, quando invece basterebbero degli occhiali un po' ben fatti.


In conclusione puo' non piacerne la musica, ma credo che ugualmente ci  si dovrebbe impegnare per conoscerne l'operato; a mio giudizio infatti Steve Sylvester ed i suoi plurimi progetti musicali (ma non solo)  rappresenta cio' che l'Italia non è mai voluta essere; un Paese libero dalle sue catene morali.
Un'Italia capace di dire no se non d'accordo, d'interessarsi, di lavorare anche in solitudine, lontana dal branco.
Un'Italia del genio (inteso come lavoro di testa) incompreso pronta solo a giudicare e mai a capire.
L'Italia degli arroganti, degli urlatori, dei 'vaffanculisti' dei lanciatori di offese, questo è ciò che Steve, seppur indirettamente, ha combattuto; con la sua gentilezza e pacatezza al di fuori del palco, con la sua capacità di accettare le proprie perversioni e di farle fruttare.

Quel che vi ho raccontato è solamente una piccola parte di quello che è stata ed è ancora la vita di Steve Sylvester, insomma, una breve riflessione su qualche aspetto della sua carriera sul quale ho riflettuto e che mi sta molto a cuore.


Il libro, insomma, ve lo consiglio caldamente (ed anche qualche cd dei Death SS se avete voglia di approdare su nuovi lidi artistici), sia agli amanti che ai non amanti del genere; è comunque un pezzo di storia della musica italiana che andrebbe, anche se solo in parte, conosciuto.
Oltre ad essere molto rapido da leggere è abbellito da moltissime miniature e foto mai edite. 
Alla fine anche l'occhio vuole la sua parte.




Chi fosse interessato può acquistare il libro sul sito ufficiale dei Death SS; in questo modo avrà diritto alla sua copia firmata con dedica personalizzata direttamente da Steve Sylvester.


amministratore

martedì 14 febbraio 2012

dove si va...

E' tanto tempo che non riprendo in mano il blog.
Per gran parte c'era la carenza di morale lo ammetto.


Non c'è più voglia di confrontarsi, è un vero peccato.


Ma tant'è, io non mi arrendo; prendo spunto per cambiare un po' l'aspetto di questo blog..
Non aggiungo niente, sarà il tempo a svelare il tutto (almeno spero).


Vi lascio con una riflessione, sui giorni che corrono.


Rapidissima.


Pensavo a quando a scuola ci insegnavano la storia.
Quante volte ci siamo chiesti quale fosse il significato di tutte quelle date stipate nella nostra mente.


Mi capitava di leggere un articolo l'altro giorno a proposito dell'attuale situazione in Grecia.
La gente che ha ricominciato a fare la fila alla mensa "per i poveri", famiglie ridotte sul lastrico, un sistema di vita sopra le righe che è definitivamente crollato abbattuto dalla propria stessa pesantezza.
Improvvisamente tutto quelle date, quegli eventi, quei nomi alcune volte impronunciabili, sono tornati nella mia mente.
Ne ho capito il significato.
Ogni giorno di più dimentichiamo la nostra storia.
E' questo ciò che uccide l'uomo.
amministratore